Monday, March 5, 2012

Turin Marathon 13-04-08

Alle 5 eravamo già in autostrada, con parecchio freschino, soprattutto in macchina senza il riscaldamento, e su qui abbiamo riflettuto molto su come possa accadere che dopo un tagliando da 700euro, mi ritrovo la macchina che non scalda più, o poco, e su come al giorno di oggi non c'è più la professionalità e voglia di lavorare bene da parte di molti settori, comunque la questione è ancora aperta con il service interessato, vedremo l'evolversi della questione, stai tranquillo che lo risolverò.
In un'ora e mezza circa di viaggio, non ci siamo mai fermati, abbiamo ricordato tanti episodi, momenti passati insieme, dai momenti facili ai difficili, dei sacrifici che hai fatto per mantenere la famiglia, delle tante ore che facevi in trasferta, e qualcuna fatta insieme, all'estero.
La mia domanda ricorrente è sempre stata quella, hai sempre avuto una capacità enorme nel fare tutto con passione e serenità, tutto ti scivolava in modo impressionante, anche di fronte ai più difficili nodi da sciogliere, hai sempre avuto un modo per risolverlo, mi allieta la tua risata quando ti dico che vorrei avere solo 1/100 della tua forza fisica e mentale, non perdi momento per appiattire tutto con la tua eccessiva modestia, sei sempre stato un uomo con i piedi a terra, molto a terra, forse delle volte anche troppo.
Arrivati a Torino, con una calma e tranquillità assordante, cosa che mi hai trasmesso per tutta la mattinata, abbiamo ritirato di buon'ora il pacco gara, preso un buon caffè, ti sei sorpreso per quanda gente conosca, frequentatori delle maratone, e in un baleno eravamo alla partenza.
Hai riso un pò, quando ti sei accorto della pelle d'oca che mi ha assalito al momento in cui è stato cantato l'inno d'Italia, so perchè hai riso, ti conosco troppo bene, so cosa pensi dei politici, e del mondo che non ha a che fare con chi per una vita ha dedicato la stessa, al lavoro, alla famiglia, ma è così ci sono cose, persone, ambienti, che saranno sempre così, lo sai meglio di me, TU me lo hai insegnato.
Partiamo un pochino indietro ai palloncini delle 3h15', ma con lo sguardo ti dico che non sa da fare, ho perso due mesi di allenamento e non posso tenere quel passo, allora approfitto della sosta pit-stop per aspettare quelli delle 3h30', che poi erano in vantaggio sul loro passo e abbiamo dovuto prenderli.
Ogni tanto ci siamo guardati negli occhi, ci siamo visti passare ancora parecchi momenti della nostra vita insieme, infinite sono state le occasioni in cui mi hai sorretto moralmente, quando hai visto la mia paura, paura, terrore, di non poter più rivivere quei momenti felici che solo la tua presenza poteva dare; sai cos'è, è quella silenziosa iniezione di fiducia e responsabilità che manca, per affrontare la vita, e che solo tu.
Dopo la mezza il percorso si fa più duro, sette kilometri di salita ci aspettano, il gruppo delle 3h30' comincia a sfaldarsi, il tuo sguardo, sorpreso, mi fa capire che hai appreso di come sia la maratona: attesa, pazienza e costanza, cosa che tu conosci bene, la tua vita è stata tutta così, e alla fine ha sempre premiato il tuo modo di essere, ho tutto da imparare, e spero che qualcosa ho già assimilato.
Dopo il trentesimo, il gruppo è completamente sciolto, siamo rimasti in tre, la discesa e le bande musicali dislocate sul percorso fino al 38°, agevolano e aumentiamo il ritmo, ma le mie articolazioni cominciano a farsi sentire, un pò per il ritmo lento, e per la totale mancanza di km nelle gambe, per poter affrontare la distanza, ma non sono ancora in crisi, cosa che credevo arrivasse lì per lì.
Le cose proseguono "bene" fino al 39°, poi la crisi è arrivata, le gambe diventano di pietra, cerco nei tuoi occhi la forza per andare avanti, mi fermo al ristoro del 40°, del resto come ho fatto per tutti i ristori, sin dall'inizio, bevo, mangio e riparto, ti guardo, i tuoi occhi azzurri-verdi mi aprono la strada, sono in trans, vedo solo l'arrivo, il tempo finale non mi interessa, so che quel 3h33' vale per me, come quel 2h59' fatto a Milano nel 2001, quando tu c'eri, ti complimentasti con me, e come quella volta, nel 1996, dove qui a Torino io correvo la mia prima maratona, e tu c'eri, all'arrivo, quando ti complimentasti con me, anche se non so quanto per te poteva far differenza un tempo o l'altro, visto che non eri un podista, ma quel che conta, eri TU papà, e adesso più di prima.

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